Ideas Of Descartes
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Domenico idea
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Translenergici E Sýrmata Pupa Una Vita Libera Ep. 3 Empty Translenergici E Sýrmata Pupa Una Vita Libera Ep. 3

Lun Ago 19, 2024 7:24 pm
Translenergici E Sýrmata Pupa Una Vita Libera
Parte 3: La Madre Scomparsa

In un laboratorio, una donna di pelle bianca, appartenente alla specie Makriàmiti – esseri dal naso simile a quello di Rayman, ma più lungo e dritto, solitamente caratterizzati da una pelle di colore verde – si prepara ad entrare in una stanza che contiene uno strano fluido, trasparente e dall’aspetto gelatinoso. La donna si ferma per un istante e, rivolta allo scienziato accanto a lei, domanda se questo servirà a salvare sua figlia. Lo scienziato annuisce con convinzione. Decisa, la donna apre la porta ed entra nella stanza. L’aria le manca immediatamente; comincia a respirare affannosamente e si stringe la maglia nel tentativo di resistere alla tentazione di fuggire, ricordando a sé stessa che lo sta facendo per il bene di sua figlia. Con gli occhi chiusi, cede infine al soffocamento e cade a terra, priva di vita. Gli scienziati dichiarano con entusiasmo che l'andamento dell'esperimento ha superato le aspettative, funzionando alla perfezione. Sono riusciti a creare qualcosa di straordinariamente letale, con l'unico difetto che, per poterlo attraversare, è necessario possedere un fine autenticamente altruistico.

Nel frattempo, Mariana, i Sýrmata Pupa del suo gruppo di amici e Anney stanno scendendo una cascata lungo il fiume, allungando i fili che hanno legato agli alberi vicini, e i Translenergici li seguono scivolando lungo i loro fili. Misofova si complimenta con Mariana per l'idea brillante di utilizzare i fili per scendere la cascata in sicurezza e osservare cosa c'è di sotto. Giunti alla base, i ragazzi raggiungono la terraferma e i Sýrmata distruggono i fili. Non lontano dal fiume, due bambini con maglietta, pantaloni e scarpe di pelle preistoriche, un maschietto dai capelli corti e una bambina con un caschetto bruno, giocano cercando di afferrare con le mani i pesci che si avvicinano alla riva. Quando la bambina nota l’arrivo degli stranieri, si avvicina e chiede loro l’ora. Mariana, controllando il telefono, le mostra che sono le 13:00. La bambina, preoccupata, dice al bambino che sono già passate tre ore da quando sua madre sarebbe dovuta tornare. Mariana, preoccupata, le chiede dove fosse diretta la madre. La bambina spiega che la mamma era andata al supermercato per comprare qualcosa da mangiare con i soldi ricevuti il giorno prima, ma da allora non è più tornata. Mariana si offre di aiutare la bambina, ricevendo l’approvazione e il supporto dei suoi amici. La bambina, riconoscente, ringrazia tutti per il loro aiuto.

Tuttavia, un Makriàmite ben vestito, con i capelli che gli sfiorano il collo, si avvicina al gruppo e li ammonisce, sostenendo che non dovrebbero aiutare la bambina. Mariana domanda il perché, e il Makriàmite dice che è illegale. Mariana, sorpresa, chiede come possa essere illegale aiutare qualcuno. Il Makriàmite spiega che è proibito svolgere i compiti riservati ai cavalieri della tribù. Mariana propone allora di chiedere proprio ai cavalieri di aiutare la bambina, ma l'amico della bambina interviene, dicendo che i cavalieri non si occupano dei poveri e raccontando che una volta una madre aveva perso suo figlio e non è stata aiutata. Mariana suggerisce quindi di informare il capo tribù, ma il Makriàmite rivela che è stato proprio il capo tribù a dare quell’ordine. Mariana insiste nel sapere il motivo, e il Makriàmite spiega che, i poveri non contribuiscono al benessere della società e che, anzi, la loro scomparsa è un vantaggio. Mariana, indignata, replica che non è giusto. In quel momento, nota un anziano Makriàmite cadere a terra, implorando cibo con un'urgenza visibile, evidentemente affamato. Mariana controlla nella borsa che ha comprato quella mattina, ma non trovando nulla, conta i lumdollari che ha con sé e decide di comprarne un po'. Chiede al Makriàmite dov’è il supermercato, ma lui la sconsiglia. Mariana vuole sapere perché, e se sia illegale anche comprare cibo per i poveri. Il Makriàmite le risponde che, se fosse scoperto che sta aiutando la bambina a ritrovare i suoi genitori, quei lumdollari potrebbero servirle per salvarsi la vita. Mariana, però, ribatte che non le importa e che preferirebbe morire piuttosto che lasciare l’anziano in difficoltà. Il Makriàmite osserva che, anche se gli comprasse il cibo, l'anziano morirebbe lo stesso, poiché nessuno fa l'elemosina ai poveri, e il capo tribù non li aiuta più una volta raggiunta una certa età. Mariana insiste dicendo che è meglio prolungare la sua vita anche solo di un giorno piuttosto che lasciarlo morire subito. Il Makriàmite le fa notare che, oltre al cibo, l'anziano ha bisogno anche di acqua. Determinata, Mariana chiede ancora dov’è il supermercato, e finalmente il Makriàmite glielo indica. Lei e i suoi amici si recano al supermercato, dove compra della frutta ma non l’acqua, che costa 150 lumdollari. Tornata, offre da bere all’anziano e gli regala la frutta.

L'anziano ringrazia i giovani e riceve da Eleftero una delle sue bottiglie d'acqua di legno, assicurandogli di averne altre. Mariana e i suoi amici, ritornano dalla bambina e Mariana si rivolge al Makriàmite chiedendogli il motivo del costo esorbitante di 150 lumdollari per l'acqua. Il Makriàmite le spiega che secondo alcune leggende della tribù, quell'acqua possiede proprietà purificatrici dell'animo, giustificando così il suo prezzo elevato. Sibilla allora osserva che, in caso venissero scoperti mentre aiutano la bambina, potrebbero liberarsi vendendo le loro bottiglie d'acqua. Eleftero aggiunge che fortunatamente ha riempito le bottiglie dal fiume proprio quella mattina. Il Makriàmite interviene dicendo che, se intendono restare per aiutare la bambina, d'ora in poi tutto ciò che raccoglieranno andrà al capo tribù. Eleftero domanda se il re non ha nulla da obiettare in merito, ma il Makriàmite spiega che loro sono una tribù, e non essendoci una regola chelo vieti, il capo ha stabilito regole proprie, che solo un intervento del re potrebbe modificarle. Eleftero chiede quindi se i membri della tribù saranno costretti a comprare in città, ma il Makriàmite risponde negativamente, spiegando che il capo rivenderà una parte di ciò che riceve ai membri della tribù in cambio di lumdollari. Questi ultimi potranno guadagnarli offrendo le proprie competenze per ottenere lavori, mentre i poveri rimangono tali perché non riescono ad avere alte prestazioni, costringendo gli altri membri a sostenerli attraverso le tasse fino all'età di 69 anni. Il Makriàmite aggiunge che, sebbene anche i poveri frequentino le scuole e proseguano con l'università, finanziata dal capo tribù con tanto di sussidi per il cibo, essi non riescono comunque a migliorare la loro condizione. Insinua infine che la povertà potrebbe essere legata a fattori genetici, facendo notare le differenze fisiche tra ricchi e poveri. Mariana allora gli chiede se prova disprezzo per i poveri solo perché sono umani. Il Makriàmite spiega che i poveri non sono realmente esseri umani, ma solo sembrano tali a causa di uno sviluppo incompleto del volto. Questo dettaglio, secondo lui, diventerà più evidente con l'età adulta, quando si potrà riconoscere che appartengono alla tribù dei Makriàmite, come il vecchio e tutti gli altri membri della comunità. Sottolinea che nessuno odia i poveri, ma che essi sono poveri semplicemente perché non possiedono le capacità per guadagnare. Se fossero in grado di farlo, non ci sarebbe povertà.

Mariana chiede alla bambina se ricorda in quale supermercato fosse andata sua madre, poiché non l'hanno vista in quello più vicino. La bambina risponde che si trattava di un supermercato più distante, ma non sa esattamente dove si trovi. Il Makriàmite, proponendosi di aiutare nella ricerca della madre, si offre di mostrare loro il villaggio, spiegando che si chiama Smithia e che i suoi abitanti sono noti come Smithiani. Mentre li guida, mostra ai ragazzi, che hanno con sé la bambina, le due scuole del villaggio, una per i poveri e una per i ricchi, situate l'una accanto all'altra. Mariana osserva attentamente e nota che dalla scuola dei poveri esce un insegnante il quale, prima di salutare gli alunni alla fine della lezione, ricorda loro l'esperimento svolto in classe, sputando a terra e spiegando che lo sputo cade per effetto della forza di gravità. Dalla scuola vicina, invece, escono alunni entusiasti, commentando con soddisfazione gli esperimenti condotti in classe con le provette, definendoli straordinari.

Durante la presentazione del villaggio, viene mostrata l'imponente capanna del capo tribù, costruita in legno e riccamente decorata con vernice dorata. All'interno di essa si trovano due magazzini di frutta e uno di lumdollari; Spicca poi il laboratorio di sviluppo, unico edificio moderno, la cui grandezza si avvicina a quella della capanna del capo villaggio, e il tribunale in legno dove il capo tribù amministra la giustizia. Non lontano si erge la caserma in legno dei cavalieri della tribù, dai quali vediamo uscire diversi uomini vestiti con armature bianche e armati di scudi bianchi ornati di una croce rossa.

Proseguendo, ci si imbatte nella parte povera del villaggio, distante e chiaramente separata da quella più ricca, dove le strutture in legno appaiono per metà fatiscenti. In questa zona si trova un supermercato. Mariana e i suoi amici, insieme alla bambina, si allontanano dal Makriàmite per entrarci. Il supermercato offre merce a prezzi stracciati: frutta in gran parte marcia, carne avariata e altri prodotti consumati a metà. Qui, i Makriàmiti più poveri, spesso affetti da malattie legate al cibo acquistato in questo luogo, fanno la spesa con i pochi soldi ricevuti dalla generosità del capo tribù.

Mariana domanda al venditore notizie sulla madre della bambina, e lui spiega che due scienziati avevano necessità di parlare con lei e poi se ne sono andati. Mariana lo ringrazia e si dirige con gli altri verso il laboratorio. Qui, però, i cavalieri bloccano il passaggio nonostante Mariana insista sull'importanza della questione, specificando di dover parlare con due scienziati per ritrovare la madre della bambina. A quel punto, uno degli scienziati arriva e chiede spiegazioni. Dopo aver ascoltato il racconto delle guardie, acconsente a farli entrare, spiegando a Mariana che lui e il suo collega hanno parlato con la madre della bambina, la quale poi se n’è andata. Mariana risponde che la madre non è ancora tornata dalla figlia. Lo scienziato osserva che le sparizioni sono eventi piuttosto comuni, suggerendo che la donna potrebbe essersene andata in cerca di fortuna lontano dalla tribù. Mariana però ribatte che la donna non ha portato con sé la bambina. Lo scienziato replica affermando che i poveri, a differenza loro, non possiedono una morale solida, sottolineando che spesso i criminali provengono da famiglie povere e che le peggiori malattie mentali affliggono proprio i più indigenti. Tuttavia, aggiunge di conoscere una donna disposta ad adottare la bambina. Dopo una chiamata, arriva una corpulenta Makriàmite, che dichiara di poter gestire i soldi destinati alla bambina in modo eccezionale, utilizzando solo il 20% del totale e conservando l'80% fino a quando la piccola sarà adulta, momento in cui la metterà alla porta. Precisa che toglierà dai soldi da dare alla piccola in età adulta esclusivamente la parte spesa per cose di vitale importanza per entrambe, aggiungendo di aver già preparato una stanza per la bambina nel seminterrato, dove potrà dormire su dei cartoni. Quando la Makriàmite tenta di abbracciare la bambina, questa la respinge, dicendo che desidera solo la sua mamma. Lo scienziato, dispiaciuto, consiglia alla bambina di accontentarsi per il momento e le promette che nel frattempo potrà chiedere ai cavalieri della tribù di aiutarla. Mariana, scettica, osserva che ha sentito dire che i cavalieri non aiutano i poveri. Colto di sorpresa, lo scienziato nega questa affermazione, sostenendo che i cavalieri preferiscono assistere i poveri nei momenti in cui possono dedicare tutte le loro energie per offrire un aiuto davvero efficace. Infine chiede ai ragazzi per quale motivo desiderassero parlare con lui riguardo al problema della bambina e se la stessero aiutando a ritrovare i suoi genitori. Mariana sta per rispondere affermativamente, ma Eleftero la interrompe, spiegando che loro si sono limitati ad accompagnare la bambina perché era timida e cercava sostegno. È stata lei, aggiunge, a voler parlare con lui e il suo collega dopo aver saputo del loro incontro con sua madre. Tuttavia, prosegue, una volta arrivati, sono stati bloccati e quindi hanno discusso con troppo fervore per la causa della piccina. Lo scienziato annuisce e domanda se la bambina desideri essere adottata dalla sua amica. La Makriàmite si rivolge alla bambina, dicendo che, nonostante il suo comportamento scortese di prima, è pronta a perdonarla ed è ancora disposta ad adottarla. La bambina guarda Mariana, e quest'ultima, chinandosi verso di lei, le sussurra rassicurante che chiederanno ai cavalieri della tribù di cercare sua madre e che, parallelamente, continueranno anche loro le ricerche. Le suggerisce, nel frattempo, di restare con la signora per avere un posto sicuro in cui stare. La bambina, rivolgendosi allo scienziato, accetta di farsi adottare dalla Makriàmite fino al ritorno della madre. Lo scienziato concorda, augurandosi che col tempo possano sviluppare un legame affettuoso, e poi annuncia di doversi congedare per tornare al suo lavoro, salutando tutti. Mariana e i suoi amici annunciano a loro volta di dover andare, salutando la bambina e la Makriàmite. La bambina abbraccia Mariana, chiedendole di ritrovare sua madre. Mariana le risponde che, come le ha già detto, avviserà i cavalieri, i quali faranno tutto il possibile. Mariana e i suoi amici si allontanano, e la Makriàmite, sentendosi ferita e umiliata, afferra con forza la mano della bambina. Lo fa con un'invidia palpabile, poiché la piccola ha rifiutato il suo abbraccio per darlo invece a Mariana, facendola sentire umiliata e offesa per la brutta brutta figura, dimostrando, a suo avviso, una mancanza di rispetto nei suoi confronti.

Lo scienziato, conclusa la discussione con i ragazzi, si dirige verso il proprio laboratorio, osservando con attenzione gli esperimenti in corso degli altri ricercatori. Lungo il tragitto, un apprendista lo informa che altri dieci poveri sono deceduti a causa di esperimenti falliti e gli porge una lista di nomi. Lo scienziato, prendendo il suo taccuino, cancella con una penna rossa i nomi delle vittime dalla lista dei poveri annotati. Mentre cancella i nomi, riflette a voce alta, notando che il numero di poveri utilizzati ogni giorno come cavie umane è in costante aumento. Scorrendo la lista nel suo taccuino, si accorge con preoccupazione che le riserve stanno rapidamente esaurendosi. Perciò, ordina all'apprendista di avvertire gli altri di ridurre l'uso di cavie. L'apprendista risponde prontamente, rivolgendosi allo scienziato chiamandolo per nome, Epistimi Apsychos, e gli assicura che l'ordine sarà eseguito immediatamente, prima di allontanarsi.

Proseguendo nel suo cammino, Epistimi incontra Coactucrimen e gli chiede se si è ormai abituato all'uso delle cavie umane. Coactucrimen ammette di non essere ancora riuscito ad abituarsi e confessa di essere insoddisfatto dei modesti risultati ottenuti dal suo progetto. Epistimi curioso, lo invita a parlargli del suo progetto, e Coactucrimen descrive il suo esperimento: si tratta di un dispositivo, da lui chiamato Rejuvenator Cutis Intrae, progettato per il ringiovanimento della pelle. Spiega che il paziente viene adagiato su un lettino metallico dotato di sensori capaci di monitorare in tempo reale i parametri biologici, come temperatura, umidità della pelle e segnali elettrici, e l'effetto del trattamento. Successivamente, il lettino viene inserito nel macchinario, il quale emette radiazioni elettromagnetiche ad alta precisione, progettate per penetrare specifici strati della pelle. Questo innovativo trattamento utilizza radiazioni attentamente calibrate per interagire con i cromofori naturali presenti nelle cellule, come la melanina e i lipidi, al fine di generare una reazione fototermica controllata. Successivamente, vengono emesse radiazioni UV a lunghezze d'onda specifiche per stimolare i fibroblasti della pelle, promuovendo la produzione di collagene ed elastina, proteine essenziali per mantenere la struttura e l'elasticità cutanea. Il trattamento impiega inoltre onde di risonanza a frequenze precise, capaci di aprire temporaneamente la cromatina, la struttura che avvolge il DNA all'interno delle cellule, rendendo così i geni legati alla rigenerazione cellulare più accessibili e pronti per essere attivati o silenziati. Attraverso l'uso controllato di radiazioni ionizzanti, il macchinario provoca micro-danni nel DNA, stimolando i meccanismi di riparazione cellulare. Questo processo attiva vie molecolari simili a quelle utilizzate dalle cellule per rispondere ai danni, consentendo di manipolare tali meccanismi per promuovere una rigenerazione potenziata. Infine, elettrodi posizionati strategicamente sul lettino emettono microcorrenti che incentivano la produzione di ATP, la principale molecola energetica delle cellule, migliorando la vitalità e la capacità rigenerativa della pelle. A completare il trattamento, un sistema di vibrazioni meccaniche a bassa intensità stimola il drenaggio linfatico e migliora la circolazione sanguigna, facilitando l'afflusso di nutrienti alle aree trattate. Durante il trattamento, il macchinario applica un raffreddamento superficiale per prevenire danni termici e mantenere la pelle a una temperatura sicura, mentre le radiazioni interne svolgono la loro funzione. In alcuni punti, il dispositivo impiega getti di plasma freddo, un gas ionizzato a bassa temperatura, che stimolano la rigenerazione cellulare senza danneggiare i tessuti circostanti. Tuttavia, afferma di dover lavorare per migliorare ulteriormente il sistema di raffreddamento del macchinario, al fine di evitare gravi ustioni e il rischio di incidenti fatali, come purtroppo è accaduto in precedenza. Informando anche di star pensando di eseguire una revisione della distribuzione delle radiazioni.

Epistimi riconosce la complessità e la portata straordinaria del progetto di ringiovanimento della pelle, sottolineando che gli errori sono una parte naturale del processo. Cerca di rincuorare il suo interlocutore, sostenendo che i poveri, come egli sa, mancano di razionalità, come dimostrato dalla loro incapacità di fare soldi e dai loro scarsi risultati scolastici. Li paragona a creature semplici, come topi, formiche e mosche, affermando che la loro sofferenza e la loro morte non dovrebbero destare preoccupazione. Afferma che molti, inizialmente, condividono gli stessi scrupoli, ma che col tempo si abituano e comprendono. Infine, lo invita a prendere la cavia che ha trovato il giorno precedente, in attesa da ore nella sala apposita, e a proseguire il suo lavoro, assicurandogli che i progressi arriveranno. Con queste parole, lo saluta e torna al proprio progetto.

Coactucrimen si dirige verso la sala d'attesa, dove incontra la giovane cavia, una donna sui vent'anni dai capelli mossi color arancia. Con tono cortese, la invita a seguirlo per testare il macchinario. La donna, visibilmente preoccupata, gli chiede se ci siano rischi. Lui, un po' agitato, le risponde che ha già condotto esperimenti sugli animali senza alcun problema e aggiunge che, se ci fossero stati pericoli, non sarebbe stata scelta per la pubblicità. La donna, rassicurata, ammette di sentirsi comunque ansiosa, dato che non ha mai fatto una pubblicità mostrando gli effetti di apparecchiature scientifiche. Coactucrimen, cercando di tranquillizzarla, le dice che è una reazione normale e la invita a sedersi su una barella, chiedendole di aspettarlo. Si allontana per prendere un bicchiere d'acqua e, una volta tornato, glielo porge. La donna beve e, alla domanda su come si senta, ammette che la sua ansia non è diminuita, ma dichiara di essere determinata ad affrontare la paura. Coactucrimen, desideroso di metterla a suo agio, le suggerisce di sdraiarsi sulla barella per rilassarsi e si offre di accompagnarla personalmente al laboratorio. La donna lo ringrazia e si distende sulla barella. Coactucrimen, sempre più nervoso, le confida che vuole che si senta il più possibile a suo agio durante la pubblicità dell'invenzione, e le chiede come mai l'avesse trovata il giorno precedente a dormire per strada. La donna racconta di aver perso tutto in un incendio: abiti, scarpe e casa, e che le è rimasta solo la veste di pelle che indossa. Coactucrimen, afferma di essere dispiaciuto, e con ansia le dice che, con il denaro che guadagnerà, potrà ricomprare tutto, ma riflette con preoccupazione sul fatto che, se l'esperimento dovesse fallire, potrebbe riportare ustioni, come accaduto ad altre in passato. Mentre la donna viene condotta al laboratorio, racconta a Coactucrimen che, essendo adulta e consapevole di non avere un viso sviluppato, si considera brutta. Tuttavia, nota che molte delle persone impiegate dagli scienziati condividono il suo stesso difetto genetico, il che la fa sentire più a suo agio. Coactucrimen le dice che è felice che si senta più tranquilla e le assicura che non è brutta, sottolineando che anche gli esseri umani sono simili a lei. La donna ribatte spiegando che, rispetto agli umani e ai bambini Makriàmiti, ella ha il naso leggermente più lungo e la parte tra il naso e la bocca un po' più larga. Coactucrimen le risponde che questa differenza è appena visibile e non la rende brutta, proprio come non rende brutti gli altri presenti, aggiungendo che solo di recente c'è stato un aumento significativo di persone con quel genoma tra le persone assunte dagli scienziati. Durante il tragitto, la donna confida a Coactucrimen di aver sentito voci secondo cui chi entra nel laboratorio scompare per sempre, e che questo l'ha resa ansiosa. Tuttavia, vedendo la sua generosità e l'interesse per il suo benessere, ora si sente più serena. Coactucrimen iniziando a sudare le dice che le voci che circolano sono sempre assurde. Quando arrivano al macchinario, lo apre e fa uscire un lettino metallico, invitando la donna a sdraiarsi e informandola che, una volta uscita, sarà una persona diversa. La donna obbedisce, e Coactucrimen infila il lettino nel macchinario, ma proprio mentre sta per premere il pulsante, esita. Guardandosi attorno per assicurarsi che non ci sia nessuno, fa uscire la donna e, nervoso, le dice che deve andarsene immediatamente, altrimenti sarà costretta a fare da cavia per il suo esperimento non collaudato e pericoloso. Aprendo una botola, le indica di scendere e di proseguire dritto fino all'uscita. La donna esegue l'azione, e Coactucrimen le intima di non rivelare a nessuno ciò che è accaduto, avvertendola che altrimenti si sarebbe messa nei guai. Subito dopo chiude la botola, inserisce nel macchinario un manichino coperto di carne animale e lo attiva. Quando il macchinario completa il processo, egli esce il lettino e il manichino emerge con la carne bruciata. Coactucrimen prende il suo taccuino e annota il nome della donna fuggita, Tocoauransiaca, descrivendo l'esperimento fallito, che ha causato ustioni di terzo grado sulla cavia. Poi ripone il manichino e la carne bruciata in una sacca.

Nel frattempo, Mariana e i suoi compagni si trovano dai cavalieri per raccontare il problema della bambina. Il cavaliere in segreteria chiede il nome della bambina. Mariana risponde di non conoscerlo, ma mostra la foto della madre. Vedendo che la donna è povera, il cavaliere fa una smorfia di fastidio e, con tono disinteressato, assicura che lui e gli altri cavalieri si occuperanno di ritrovare la madre, invitando Mariana a dire alla bambina di non temere. Subito dopo, una donna si avvicina e racconta di aver perso sua figlia. Il cavaliere, preoccupato, prende le mani della donna e la rassicura, ordinando poi ai suoi uomini di inviare dieci cavalieri alla ricerca della ragazza. Mariana chiede se possono mandare dei cavalieri anche per la madre della bambina, ma il cavaliere risponde che se ne occuperanno più tardi. Mariana e i suoi amici si allontanano, e Sibilla suggerisce che sarebbe meglio trovare un posto dove alloggiare prima che faccia buio, consigliando di procurarsi dei lumdollari per poter pagare l'alloggio. Mariana dichiara di avere alcuni lumdollari e che, in base al prezzo, potrebbe pagare lei. Sibilla acconsente, e i ragazzi chiedono agli abitanti a chi rivolgersi, ma gli abitanti non sapendolo non riescono ad aiutarli.

Incontrano nuovamente il Makriàmite, che in precedenza aveva fatto loro da guida, e gli chiedono informazioni. Il Makriàmite ammette di essere stato distratto e di aver dimenticato di mostrare loro gli hotel, spiegando che questi appartengono al capo villaggio e che dovrebbero rivolgersi a lui. Tuttavia, poiché l’orario delle visite al capo villaggio è passato, afferma che è necessario che parlino con il suo addetto agli affitti. Li avverte che, anche se parleranno con l'addetto agli affitti, domani devono andare dal capo villaggio, consigliandogli di andare la mattina in cui ha meno ospiti. Il Makriàmite li accompagna a vedere gli hotel e indica loro, al centro, il centralino dove si trova l’addetto agli affitti. I ragazzi si dirigono verso di lui, che li saluta presentando il proprio ruolo. Mariana chiede il costo di una stanza per nove persone in un hotel. L’addetto, talmente basso da dover salire su una sedia girevole per vedere gli ospiti, spiega che può offrire solo un giorno di affitto e che successivamente dovranno andare dal capo villaggio per confermare il loro soggiorno. Inoltre, spiega che non hanno camere per nove persone, ma che al massimo possono ospitarne sei, e che possono dormire in più persone per letto, riuscendo così a far stare nove persone. Afferma infine che, per i nuovi ospiti, il primo giorno costa dieci volte meno, e che il prezzo per la camera da sei è di 150 lumdollari. Mariana prende i lumdollari dalla borsa e paga l'addetto. Misofova interviene dicendo di non conoscere i costi degli affitti in città, ma di essere sicura che un affitto in una casa moderna costerebbe meno di 1000 lumdollari al giorno, offrendo anche più servizi. L'addetto agli affitti avverte che, per poter vivere nel villaggio, è necessario accettare i costi e chiede a Mariana in quale hotel desidera soggiornare. Mariana risponde che qualsiasi va bene e riceve la chiave della stanza 18 dell'hotel situato dietro il centralino.

Mariana e i suoi amici entrano nell'hotel, dove un facchino li accoglie, fornendo loro un sito per vedere le foto delle camere e le recensioni. Spiega che per prenotare una stanza è necessario rivolgersi all'addetto agli affitti e successivamente al capo villaggio. Mariana mostra la chiave, assicurando di essere già andati dal centralino. Il facchino li accompagna alla stanza e chiede una mancia. Mariana estrae 10 lumdollari e glieli offre, ma il facchino, insoddisfatto, afferma che è una somma insufficiente. Mariana propone diverse somme fino a giungere a 50 lumdollari, soddisfacendolo, ma rattristandosi per aver speso tutto il denaro che aveva per una sola notte in hotel. Dopo che il facchino se ne va, Sibilla spiega a Mariana che la mancia è solitamente volontaria e non obbligatoria, a meno che il capo villaggio non imponga il pagamento delle mance nei suoi hotel. Mariana, tuttavia, minimizza l'accaduto e aggiunge che l'indomani, prima di incontrare il capo villaggio, prenderà altri lumdollari dallo zaino che hanno lasciato nella loro casa nel loro villaggio.

Il giorno successivo, i ragazzi tornano al loro villaggio per prendere soldi e raccogliere frutta e acqua da portare con sé nell'altro villaggio. Tornati al villaggio vicino alla cascata, ritrovano i bambini intenti a giocare, cercando di catturare i pesci del fiume. Misofova si rivolge ai bambini, dicendo loro che sempre nel fiume li trovano. La bambina risponde che il fiume è il loro luogo preferito per giocare e che in quei giorni vogliono catturare pesci di diverse specie, poi chiede a Mariana se ha trovato sua madre. Mariana risponde di no, spiegando di aver chiesto ai cavalieri di cercarla. La bambina, dubbiosa, replica che non la stanno davvero cercando, poiché nessuno ha chiesto informazioni in giro su sua madre. Mariana rassicura la bambina, dicendo che continueranno a cercarla dopo aver parlato con il capo del villaggio. La piccola, sorpresa nel sapere che stanno per andare dal capo villaggio, chiede se può unirsi a loro per chiedere aiuto nel ritrovare sua madre. Mariana acconsente, e la bambina, grata, ringrazia. Successivamente, il bambino le lega una piccola corda intorno, trovata legata a un albero, e la spinge nel fiume. La bambina riemerge, con il viso affiorante dall'acqua, mentre il suo amico ride; lei, però, afferma di non trovare la situazione divertente. Alcuni cavalieri, notando la scena, la rimproverano dicendo che è illegale lavarsi nel fiume, oltre a essere pericoloso entrarci. La bambina replica che non si sta lavando e che non crede sia illegale cadere nel fiume. I cavalieri insistono affinché torni immediatamente a riva, accusandola di sporcare l'acqua. La bambina, nuotando e con l'aiuto dell'amico che tira la corda, riesce a tornare a terra. Mentre si scioglie dalla corda, i cavalieri si lamentano che ha contaminato l'acqua, affermando che diffonderà i suoi germi a chi la userà. La bambina si difende dicendo che non ha nulla con cui lavarsi. Mariana, allora, le chiede se la donna che l'ha adottata le permette di lavarsi. La corpulenta Makriàmite, intervenendo, chiarisce di non aver adottato la bambina, spiegando che ciò comporterebbe obblighi che non è disposta a sostenere. Aggiunge che, la bambina volendo tornare dalla madre, una volta che questa è ritrovata, sarebbe impossibile procedere a una "de-adozione". Sottolinea che la bambina è semplicemente ospite in casa sua, e che lei gestisce i fondi statali ricevuti come clausola per l'ospitalità, destinando l'80% di essi alla bambina quando se ne andrà o al compimento dei 18 anni, al netto delle spese sostenute per il loro beneficio comune. La bambina chiede quale sia la cifra risparmiata corrispondente all'80%, e la Makriàmite le risponde che, in effetti, quel mese ha dovuto sottrarre dall'80% i costi dei cartoni in cui dorme e delle pulizie eseguite a pagamento nella sua stanza prima del suo arrivo. Specifica, inoltre, di aver speso una somma considerevole per acquistare i cartoni in città. Sibilla osserva che i cartoni non dovrebbero essere così costosi, e la Makriàmite, fingendo dispiacere, afferma di essere stata ingannata, ma insiste nel dire che l'80% dei risparmi è servito per coprire le spese legate all'arrivo della bambina. L'amico della bambina, sospettoso, sussurra all'amica che crede che la Makriàmite stia approfittando della sua situazione per appropriarsi dei suoi soldi. La Makriàmite, irritata, si volta verso di lui e, dopo avergli dato del maleducato, lo minaccia, dicendo che, se mai vedesse i suoi genitori, li convincerebbe a punirlo. Il bambino, in risposta, le fa una smorfia, provocandole ancora più rabbia, mentre Mariana chiede, ai suoi amici e alla bambina, se possono iniziare a dirigersi verso il capo villagio. Gli amici e la bambina concordano e si incamminano.

Arrivati alla capanna del capo villaggio, Mariana bussa alla porta e, ottenuto il permesso di entrare, si trovano davanti il capo villaggio: un Makriàmite corpulento e verde, scalzo, con una maglietta troppo stretta che lascia scoperta la sua enorme pancia, e un bavaglino al collo, seduto su un trono e circondato da una gran quantità di frutta che sta divorando. Misofova, vedendo tutta quella frutta, chiede se non sarebbe possibile donarne una parte per alleviare la povertà nel villaggio. Il capo villaggio, tuttavia, risponde che lui distribuisce la quantità di lumdollari necessaria per vivere dignitosamente, solo a coloro che dimostrano, con competenza e razionalità, di meritarli e di poter essere utili alla comunità. Misofova esprime il suo disappunto per il fatto che i membri più poveri del villaggio siano costretti a mangiare frutta marcia, mentre sono obbligati a consegnare a lui tutto ciò che raccolgono. Il capo villaggio replica che è necessario incentivare chi è intelligente e utile, premiandolo con maggiori risorse rispetto agli altri. Aggiunge, inoltre, che anche loro dovranno raccogliere frutta dal bosco da consegnargli, altrimenti saranno espulsi dal villaggio. Misofova, pur affermando che lo farà in modo da rimanere e completare un impegno preso nel villaggio, avverte che, una volta completati i suoi impegni, se ne andrà e non farà più ritorno. Il capo villaggio, continuando a mangiare, risponde che la sua assenza non sarà certo un problema e chiede ai giovani se sono venuti solo per disturbare la sua colazione o se hanno qualcosa di importante da dirgli. Mariana interviene, spiegando che hanno affittato una stanza in un hotel, ma che è necessario il suo consenso per potervi soggiornare. Il capo villaggio afferma che per un mese occorrono 25.000 lumdollari. Misofova ribatte che basterà una settimana, ma il capo villaggio dichiara che non affitta per periodi così brevi. Misofova, decisa, afferma che in tal caso non compreranno nulla e dormiranno all'aperto. Il capo villaggio, infine, offre una settimana per 9.000 lumdollari. Mariana e gli altri accettano la proposta, dividendo la spesa e pagando il capo villaggio.

Nel frattempo, la bambina che è con loro chiede al capo villaggio aiuto per ritrovare sua madre, spiegando che è scomparsa e che, nonostante i cavalieri sostengano di cercarla, in realtà non stanno facendo nulla per lei. Il capo del villaggio dice alla bambina che i cavalieri stanno svolgendo il loro compito alla perfezione e che, se lei non li vede, non significa che non si stiano occupando della questione. Poi, con tono severo, le chiede come abbia osato entrare nella sua casa, impregnandola del suo cattivo odore, nonostante sia illegale per i poveri mettere piede nella sua dimora. La caccia via, dicendole di vergognarsi e aggiungendo che, se mai la incontrerà per strada, non le offrirà aiuto né l'ascolterà, anche se ne avrà bisogno.

I ragazzi e la bambina escono dalla casa del capo villaggio, e Misofova, indignata, commenta che, secondo lei, il capo villaggio mangia impedendo a chi è affamato di sfamarsi e non rispetta coloro che, a causa delle sue stesse regole, sono svantaggiati al punto da non potersi neanche lavare. Conclude dicendo che ora devono anche comprare delle casse per raccogliere il cibo destinato a un capo villaggio arrogante. Mentre vanno a comprare le casse, Mariana riflette sulla triste realtà di nascere poveri in questo villaggio, dove vengono trattati male ed emarginati, senza alcuna possibilità di riscatto o comprensione. Dopo aver acquistato le casse, si avviano tutti insieme nel bosco per raccogliere la frutta destinata al capo villaggio. Durante la raccolta, vedono Tocoauransiaca fuggire nella foresta, inseguita da alcuni cavalieri. Mariana decide di aiutarla, e gli altri la seguono. Eleftero propone a Mariana di usare i fili energetici per raggiungere i cavalieri e di trasmettere energia ai fili, così da fermarli. Mariana, infondendo molta energia nei fili, riesce a legare i cavalieri, trascinandoli lontano dalla donna in fuga.

Dopo un po', la donna si ferma, esausta. Quando i ragazzi e la bambina la raggiungono, la donna si spaventa, ma Mariana la rassicura, dicendole di non preoccuparsi: non le vogliono fare del male. La bambina chiede alla donna perché i cavalieri la stessero inseguendo. La donna spiega di essere stata assunta con l'inganno per fare da cavia in un pericoloso esperimento nel laboratorio del villaggio. Afferma che dopo essere riuscita a fuggire, si è ritrovata inseguita dai cavalieri, convinti di doverla arrestare, probabilmente ingannati da qualche scienziato che ha mentito loro per raggiungere questo scopo. La bambina, preoccupata, domanda se anche sua madre sia stata portata lì e se sia ancora viva. Tocoauransiaca risponde di non saperlo, ma aggiunge che, se fosse stata mandata lì, potrebbe essere morta o ancora usata come cavia fino alla sua morte. La bambina allora implora Mariana di andare al laboratorio per scoprire se gli scienziati la nascondono lì. Mariana accetta, ma Eleftero afferma che qualcuno deve portare i frutti raccolti al re per evitare di essere cacciati. Propone a Mariana di occuparsene, mentre lui e gli altri aiuteranno la bambina. Mariana, però, insiste nel voler aiutare la bambina personalmente, ed Eleftero le assicura che potrà unirsi a loro più tardi. A questo punto, Introvertefila si offre di portare i frutti al capo villaggio, a condizione di poter legare dei fili a qualcuno per raggiungerli successivamente. Mariana acconsente, permettendole di legare i fili al suo braccio. Dopo che tutti le hanno consegnato i frutti, Introvertefila si dirige verso il re, mentre gli altri si avviano al laboratorio.

Nel frattempo, il capo villaggio, intento a mangiare la frutta e ascoltare i cittadini, viene interrotto dall'arrivo di alcuni cavalieri, che gli riferiscono di avere un messaggio urgente. Il capo villaggio ordina a tutti di uscire e ascolta i cavalieri, i quali raccontano di come, mentre inseguivano una fuggiasca dal laboratorio, siano stati improvvisamente trascinati lontano dalla donna da una forza invisibile. Il capo villaggio chiede se ci fosse qualcun altro nei paraggi oltre a loro, e i cavalieri rispondono di aver visto solo alcuni ragazzi e una bambina raccogliere frutta. Incuriosito, il capo domanda loro se sanno la provenienza dei ragazzi e se quei giovani e se siano umani o appartenenti a un'altra speciie. I cavalieri ammettono di non saperlo, così egli ordina loro di trovare qualcuno che possa fornirgli le informazioni richieste. Proprio in quel momento, arriva Introvertefila con la frutta. Il capo, capendo sia ella e i suoi amici i ragazzi di cui parlano i suoi cavalieri, informa questi ultimi di aver cambiato idea. Poi, prendendo la frutta offertogli dalla ragazza, chiede direttamente ad ella da dove provengono lei e i suoi amici e di quale specie siano. Introvertefila risponde che vengono da Severpoli e appartengono alla specie degli Energici. Il capo villaggio, soddisfatto, la ringrazia e le dice che può andare, augurandole una buona giornata. Introvertefila ringrazia e saluta il capo villaggio.

Giunti al laboratorio, Mariana esprime il timore che non verranno ammessi all'interno come la volta precedente. Eleftero, però, afferma di avere un'idea, pur riconoscendo che non sarà del tutto legale. Tuttavia, sottolinea che, trattandosi di una buona causa, è giusto procedere. Mariana allora gli chiede di svelare il suo piano, ed Eleftero rivela l'intenzione di prendere il controllo totale di uno degli scienziati tramite dei fili e di procurarsi, dall'interno, delle divise per infiltrarsi nel laboratorio. Anney crea i fili e, una volta introdotti nel laboratorio, prende completamente il controllo di uno scienziato. Utilizzando il suo nuovo burattino, fa in modo che questi strappi la sua divisa all'altezza della gamba, poi lo induce a chiedere a un altro scienziato dove si trovino le divise di ricambio, sostenendo di averne bisogno poiché la sua è danneggiata e non ricorda la stanza in cui trovarle. L'altro scienziato, ignaro, accompagna il collega controllato alla stanza delle divise di ricambio e, non appena se ne va, Anney muovendo il suo burattino gli fa nascondere nove divise all'interno della propria, tenendo il rigonfiamento per non fare cadere le divise. Anney muove lo scienziato facendolo uscire dalla stanza, sotto gli occhi scioccati di tutti i suoi colleghi a causa del rigonfiamento, e poi dal laboratorio per avvicinarlo al suo gruppo in modo da fargli consegnare le divise a lei e ai suoi amici. Anney, infine, fa rientrare lo scienziato nella stanza delle divise, distrugge i fili mentre indossa la divisa da scienziato insieme agli altri. Mariana per apparire ancora più simile ad uno scienziato prende dalla borsa dei finti occhiali di plastica senza lenti e li indossa.
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Translenergici E Sýrmata Pupa Una Vita Libera Ep. 3 Empty Re: Translenergici E Sýrmata Pupa Una Vita Libera Ep. 3

Ven Ago 23, 2024 2:52 am
I ragazzi entrano nel laboratorio, immersi tra gli scienziati. All'interno, assistono a una scena inquietante: numerosi scienziati conducono persone povere nei loro laboratori, chiudendo dietro di sé porte blindate rivestite di pannelli fonoassorbenti, che si serrano automaticamente. Mariana, con il piede blocca una di queste porte, osservando attentamente la scena all'interno. Le pareti sono rivestite di fibre di legno, e uno scienziato consegna una tuta e degli occhiali a un uomo povero, ordinandogli di indossarli. L'uomo, una volta vestito, è completamente coperto dalla tuta, eccetto per gli occhi, protetti dagli occhiali. Lo scienziato, con calma inquietante, prende un lanciafiamme. L'uomo, terrorizzato, indietreggia, ma lo scienziato lo rassicura dicendo che è sicuro. Tuttavia, dopo aver aumentato il dispositivo di un livello superiore, lo attiva e l'uomo inizia a bruciare. Urla disperate riempiono la stanza mentre corre, inseguito dalle fiamme del lanciafiamme, puntato continuamente verso di lui dallo scienziato, fino alla morte. Mariana, angosciata, assiste impotente alla scena cruenta. Lo scienziato, con fredda efficienza, attiva il sistema antincendio, spegnendo le fiamme, poi raccoglie il cadavere in una sacca nera e si prepara a uscire dalla stanza. Mariana chiude la porta e si allontana, ma continua a seguire lo scienziato per scoprire come si liberano dei corpi.

Lo scienziato porta la sacca fino a un seminterrato, dove il contenuto viene scaricato vicino a scheletri e altri cadaveri. Mariana, nascosta dietro le scale, attende che lo scienziato esca per entrare a sua volta. Una volta dentro, rimane sconvolta dalla quantità di scheletri e corpi ammassati, molti dei quali mostrano segni evidenti di una morte atrocemente dolorosa. Il cuore di Mariana si stringe al pensiero delle sofferenze che quelle persone hanno dovuto sopportare. Le lacrime le velano gli occhi mentre, con uno sguardo smarrito, osserva la stanza. La sua attenzione si ferma su una scrivania, sopra la quale giace un libro. Lo apre, scoprendo che si tratta di un album fotografico. Sfoglia le pagine, e il suo sguardo si posa su un volto familiare: tra essi, riconosce quello che potrebbe essere della madre della bambina. Confrontando l'immagine con una foto che ha con sé, trova conferma che si tratta proprio di lei. Questo rivela che la donna è stata, o è ancora, nel laboratorio. All'improvviso, Mariana sente dei passi avvicinarsi: sono gli scienziati. Con un rapido gesto chiude l'album e si dirige verso l'uscita, facendo in modo di non attirare l'attenzione. Supera i due uomini che entrano e si incammina lungo le scale.

Tornata nel corridoio, osserva con attenzione le persone che incontra, nella speranza di ritrovare la madre della bambina e poterle portare una buona notizia. Mentre cammina, vede Epistimi dirigersi verso una scalinata a sinistra del corridoio e decide di seguirlo. Salendo, si ritrovano in un corridoio sopraelevato da cui è possibile vedere le stanze sottostanti, dove scienziati e cavie sono impegnati in esperimenti. Tra cui una sorta di camera gelatinosa trasparente, vuota, osservata con soddisfazione da Epistimi. Mariana, disgustata all'idea di assistere alle crudeltà delle stanze sottostanti, decide di allontanarsi, ma Epistimi, notando qualcosa di insolito nel suo volto, la blocca e, non appena lei si gira, le chiede se è una nuova scienziata. Mariana annuisce, ma lui la osserva con sospetto, affermando che è strano, poiché non sembra affatto una Makriàmite. Le toglie gli occhiali e le dice che un semplice paio di occhiali falsi non basta a farla sembrare una scienziata. Continua poi rivelando di aver già capito che è la ragazza che aveva visto il giorno prima e le fa notare che non ha nemmeno la tessera identificativa. Sottolinea che, essendo il responsabile del laboratorio di ricerca, conosce bene chi vi lavora e si accorge immediatamente quando c'è qualcosa che non va. Mariana allora gli chiede il motivo di tutte le azioni crudeli contro i poveri. Lo scienziato le spiega che devono testare gli effetti dei loro macchinari e che hanno bisogno di cavie Makriàmite per ottenere una valutazione più realistica degli effetti sugli esseri viventi più evoluti. Per questo, aggiunge, hanno deciso di scegliere i peggiori tra loro, i poveri, che considera rappresentanti dell'inutilità, dell'ignoranza e del parassitismo. Lo scienziato prosegue spiegando che nel laboratorio si conducono ricerche di ogni tipo, ma soprattutto nel campo militare, come la realizzazione di strumenti di difesa contro gli incubi e di equipaggiamenti militari. Conclude raccontando che tutto è iniziato qualche anno prima, quando il fratello del capo villaggio è stato ucciso dalla tribù vicina dei Tamatiastokefalí, un evento che li ha spinti a focalizzarsi sullo sviluppo scientifico, sfruttando le menti brillanti al suo interno, con un'enfasi particolare sull'aspetto militare. Successivamente, rivela a Mariana che la più grande scoperta del laboratorio è il suo Vacuoaërocubus, comunemente chiamato cubo dell'aria vuota. Nonostante richieda ancora alcuni perfezionamenti per eliminare gli ostacoli all'ingresso dell'aria magica, una volta completato consentirà di estorcere a chiunque qualsiasi confessione, poiché in caso contrario verrebbe rinchiuso al suo interno, destinato a morire per asfissia. Spiega che per creare questa camera gelatinosa ha utilizzato un'aria magica trovata in una caverna. Informando che questa aria non è come la normale aria, poiché pur essendo invisibile, è percepibile: si muove lentamente e assomiglia ad una bolla. Essa assorbe l'aria normale che incontra e contemporaneamente ne espelle una parte di quella contenuta al suo interno. L'aria magica è stata collocata in un grande magazzino di legno con un tetto rimovibile, riempiendolo con aria normale per occupare tutto lo spazio della stanza; successivamente, il tutto è stato gelatinizzato, creando così un cubo d'aria gelatinoso con le facce di aria magica e l'interno di aria normale. Dopo aver rimosso il tetto del magazzino, il cubo è stato trasferito nel laboratorio grazie al tetto apribile di quest'ultimo. Infine, dice a Mariana che, avendo visto tutto ciò che accade all'interno del laboratorio, conosce ormai troppe informazioni, e che, con grande rammarico, sarà utilizzata per gli esperimenti fino alla sua morte, precisando che potrebbe non volerci molto tempo. Quindi, ordina agli scienziati di catturarla.

Due scienziati si avvicinano a Mariana, ma alle con i suoi fili invisibili, li lega per una gamba e li allontana, fuggendo via. Epistimi ordina di prendere la Sýrmata Pupa, e gli scienziati iniziano a seguirla. Mentre corre, Mariana chiama gli altri con una chiamata di gruppo, avvisandoli di essere stata scoperta e di star andando via dal laboratorio. Gli consiglia di uscire subito, poiché gli scienziati, avendo scoperto la presenza di intrusi, potrebbero essere più sospettosi e notare anche loro. Eleftero la rassicura, dicendole di non preoccuparsi, e che anche loro stanno per andarsene. Terminata la chiamata, Mariana carica i suoi fili di energia e colpisce gli scienziati che la inseguono, facendoli cadere e riuscendo a sfuggire. Si nasconde poi dietro una casa, osservando la porta del laboratorio per aspettare i suoi compagni. Alcuni scienziati escono, guardandosi intorno, e lei smette di osservare, riprendendo solo dopo qualche minuto, non vedendoli più lì. Poco dopo, i suoi amici arrivano e lei li chiama per farsi notare. Raggiunta da loro, Eleftero suggerisce di togliersi le divise e di andarsene. La bambina propone di andare al fiume, ed Eleftero acconsente.

Dopo essersi tolti le divise, si dirigono verso il fiume dove la bambina chiede a Mariana come è stata scoperta. Spiega poi, che l'unico problema che loro hanno avuto è stato quando uno scienziato, vedendo che era una bambina, aveva capito che non era una scienziata. Allora Eleftero aveva dovuto dirgli che era sua figlia. Lo scienziato, sospettoso, aveva detto a Eleftero che non sembrava un Makriàmite, e lui aveva risposto che il suo volto non era ancora sviluppato. Lo scienziato, infine, aveva accettato la spiegazione, dicendo di non sapere che esistessero scienziati con quel difetto genetico. Mariana racconta che l'ha riconosciuta lo scienziato con cui avevano parlato l'altro giorno. Spiega inoltre che quest'uomo è il capo della struttura e chiede loro se hanno scoperto qualcosa. Eleftero risponde di non aver trovato nulla e aggiunge che hanno cercato di osservare cosa accadeva all'interno di un laboratorio, ma la porta era blindata e non poteva essere aperta dall'esterno. Poi chiede a sua volta se Mariana ha scoperto qualcosa. Mariana riferisce di aver visto, come già le aveva raccontato la donna del bosco, che gli scienziati conducono esperimenti nei loro laboratori, spiegando che successivamente trasportano i cadaveri in un sotterraneo. Rivela inoltre di aver trovato un album nel sotterraneo con le foto dei poveri giunti nella struttura, tra cui quella della madre della bambina. La bambina, preoccupata, chiede se sua madre stia bene, ma Mariana risponde di non saperlo, dicendo che ha cercato di trovarla per verificarne le condizioni, ma senza successo. La bambina allora afferma che ci tornerà. Mariana suggerisce che è meglio avvisare i cavalieri. Eleftero esprime preoccupazione che, se gli scienziati l'hanno riconosciuta, potrebbero averla denunciata ai cavalieri per qualcosa che non ha fatto. Mariana replica che denuncerà gli scienziati agli eroi e che, una volta che la verità sarà nota, non le accadrà nulla.

Nel frattempo, al villaggio arriva il Teen translenergico, e Mariana e i suoi amici, vedendolo, lo informano caoticamente che nel villaggio stanno accadendo cose strane e che deve intervenire. Lui impone il silenzio e chiede a Epistimi, che compare alle sue spalle, di spiegargli cosa sia successo. Epistimi afferma che Mariana ha tentato di dominarlo con i suoi fili, ma Mariana nega e afferma che gli scienziati stanno conducendo esperimenti sui poveri del villaggio. Epistimi respinge con fermezza le accuse, sostenendo che Mariana sta inventando crimini contro di lui nel tentativo di sviare le proprie responsabilità. Mariana, d'altra parte, nega con decisione, affermando che lo scienziato la sta accusando solo perché lei ha scoperto la verità, proprio come era successo a un'altra donna fuggita dal laboratorio. Il teen chiede dove si trovi questa donna, ma Mariana afferma di non saperlo. A questo punto, il teen le ordina di tendergli le mani mentre si prepara a metterle le manette. Mariana scoppia in lacrime, protestando la propria innocenza, e i suoi amici la difendono, sostenendo che dice la verità. Lo scienziato ribatte che essi la difendono solo perché sono suoi amici e non conoscono la realtà dei fatti. Il teen risponde a Mariana che sarà il giudice a decidere della sua innocenza, insistendo che gli porga le mani. Eleftero interviene, chiedendo a Introvertefila di creare dei fili. Lei obbedisce e, una volta creati, Eleftero prende il controllo dei fili, dirigendoli verso il teen, il quale, usando la propria energia, cerca di respingerli contro Eleftero, bloccandoli. Eleftero incita allora i suoi amici a spingere i fili verso il teen, e questi obbediscono. Non appena i fili si attaccano al teen, Eleftero domina completamente quest'ultimo, e chiede ai suoi compagni se qualcuno può legare il gruppo con i fili, in modo da potersi poi gettare nel fiume per scappare e utilizzare successivamente i fili per aggrapparsi a qualcosa che potrebbero incontrare. Anney avvolge i fili attorno a sé e ai suoi amici, informando Eleftero dopo averlo fatto.

Gli amici di fronte al fiume, si muovono in avanti, spingendo gli altri che di muovono all'indietro, e si buttano nel fiume facendo cadere anche gli altri. Anney tira i fili verso l'alto per evitare che gli amici buttatosi sbattano la testa nel fondo, e anche la bambina si getta nel fiume, seguendo gli altri. Mariana, intanto, vede il consueto pesce raro davanti a sé e sviene. Durante lo svenimento, ha una visione della madre della bambina, poi di uno degli scheletri nel laboratorio, e infine dell'album fotografico del sotterraneo. Dopo, le immagini si trasformano: vede la madre della bambina che si muta in uno scheletro. Poi, tra i cadaveri del sotterraneo, uno scheletro prende la forma della madre della bimba. Una luce di flash illumina la scena, rivelando una foto che sta venendo scattata. Infine appate album con le fotografie del seminterrato: le persone ritratte sono tutte scheletri, e le pagine cominciano a sfogliarsi da sole. Anney e alcuni dei suoi amici emergono lentamente dal fiume, inclinati da un lato. Con un gesto deciso, Anney corregge la loro posizione, spingendo i fili a sinistra, facendo così riemergere tutti. Poi smette di spingere, e si lasciano trascinare dalla corrente, con solo le teste che spuntano fuori dall’acqua. La bambina, trovandosi dietro di loro, grida disperata in cerca d'aiuto. Senza esitare, Anney allunga parte dei fili che legano lei e i suoi amici e la trae verso di sé, portandola al sicuro vicino al gruppo. Con dolcezza, le dice di tenersi e la bambina si aggrappa a lei con tutte le sue forze. Nel frattempo, Eleftero nota Mariana svenuta e, preoccupato, chiede ansiosamente se le sia successo qualcosa. Anney lo rassicura, spiegando che Mariana non ha danni alla testa, ma probabilmente ha ingerito troppa acqua. Con prontezza, Anney prolunga i fili verso un albero vicino legandoli ad esso e spinge tutto il gruppo verso la riva.

Una volta al sicuro, distrugge i fili, mentre Eleftero inizia a praticare un massaggio cardiaco a Mariana. Dopo qualche istante di tensione, Mariana si risveglia e lui la abbraccia contento che stia bene. Anney riprende Eleftero, dicendogli che non avrebbe dovuto attaccare il teen con i fili, perché così facendo ha solo peggiorato la situazione, rischiando di dare l'impressione che fosse il loro gruppo ad essere propenso all'utilizzo improprio dei fili. Potendo far dedurre che Mariana ha agito così a causa delle loro abitudini, ma Eleftero, risponde che ciò che è fatto è fatto, e che, se potesse tornare indietro, rifarebbe la stessa scelta. Afferma che non permetterebbe mai permesso che Mariana venisse rinchiusa in quel villaggio, senza sapere quali sofferenze potrebbe subire.

Infine, tutti si siedono ai piedi dell’albero, decidendo di mangiare qualcosa e condividendo la loro frutta con la bambina. Mariana riflette sulle immagini e si chiede se la madre della bambina sia morta, intristendosi al pensiero. Eleftero le domanda cosa la preoccupi, e lei gli chiede se abbia mai pensato che la madre della piccola potesse essere morta. La bambina, turbata, afferma che non c'è certezza, e che sua madre potrebbe ancora essere viva. Mariana racconta ciò che ha visto svenendo, ipotizzando che l'album fotografico possa contenere le immagini delle vittime del laboratorio, un sospetto rafforzato dalla sua presenza nella stanza dei cadaveri. La bambina, rifiutando di accettare questa possibilità, scoppia in lacrime e accusa Mariana di dire assurdità. Vedendo la bambina piangere, Mariana si scusa e tenta di abbracciarla, ma la piccola la respinge, dicendole di non volere il suo conforto. Le altre cercano di consolare la bambina, spiegandole che non deve odiare Mariana, che ha fatto del suo meglio per aiutarla fin dall'inizio e che certamente non aveva alcuna intenzione di ferirla. Quella notte, mentre tutti si addormentano, la bambina resta sveglia a guardare il fiume. Mariana vedendola sveglia, si siede accanto a lei, scusandosi per aver espresso i suoi pensieri senza considerare quanto potessero sconvolgerla. La bambina la rassicura, dicendo che ha fatto bene a parlare, perché è meglio non vivere di illusioni. Confida che sperava di poter rivedere sua madre e crescere con lei accanto. Mariana, rattristata, afferma di essere dispiaciuta di non averla potuta aiutare. La bambina afferma che lei invece è dispiaciuta di essere nata povera, non potendo godere della stessa considerazione riservata ai ricchi del villaggio e di essere costretta a subire ingiustizie che, a suo avviso, non verranno mai sanate. Mariana la contraddice, assicurando che le ingiustizie subite dai poveri saranno fermate, perché loro porteranno alla luce ciò che avviene nel laboratorio di ricerca. La bambina però rimane scettica, sostenendo che i loro sforzi saranno vani e che neppure quel teen ha dato credito alle loro parole, fidandosi invece delle spiegazioni fornite dallo scienziato. Mariana ribatte che, se presenteranno delle prove, il teen si convincerà, certa di ciò perché è già accaduto altre volte. La bambina, però, confessa di non credere nella giustizia, convinta che essa esista solo per i ricchi, come ha già avuto modo di osservare. Mariana cerca di rassicurarla, spiegando che gli eroi non sono come i cavalieri del villaggio, e che non considerano le condizioni economiche, ma si concentrano solo sui fatti e sulla compatibilità tra le accuse e ciò che è realmente accaduto. La bambina, tuttavia, ribatte che lo stesso si dice anche dei cavalieri, ma che loro dimostrano sempre quanto siano infondate tali affermazioni, preoccupandosi solo dei ricchi e delle loro famiglie, e sospetta che ricevano anche qualche ricompensa per il lavoro svolto, un dono che i poveri non possono permettersi. Detto ciò, si alza e si allontana per andare a dormire tra gli altri, augurando a Mariana la buonanotte.

Mariana riflette sul fatto di comprendere il dolore della bambina, perché anche lei aveva smarrito ogni fiducia nel prossimo quando suo padre era morto. I suoi pensieri la riportano ai ricordi felici con il padre, alla sua gioia contagiosa nei giorni trascorsi insieme, fino a quella tragica notte in cui una tempesta inaspettata li colse durante una battuta di pesca notturna. Mentre lei riuscì a sopravvivere, suo padre perì. Mariana ricorda il tormento di quei giorni successivi, pensando che la sua vita, da quel momento in avanti, fosse andata sempre più alla deriva, portando ad accresscete il profondo senso di infelicità che già provava. Infine, pensa a Virimperio, rivivendo il crimine che aveva commesso, e si lascia sopraffare dai sensi di colpa per l'omicidio. Si ritira a letto, lasciando che le sue emozioni si esprimano silenziosamente tra le lacrime, pensando di aver inflitto alla famiglia di Virimperio una perdita dolorosa quanto quella che lei stessa aveva subìto.

Nel mentre, all'interno del laboratorio, Epistimi cancella i nomi dei poveri deceduti nelle ultime ore durante gli esperimenti. Un altro scienziato, Nisiparvuli, gli comunica che per errore è stata portata una bambina e chiede se sia possibile lasciarla andare. Epistimi domanda se la bambina abbia qualcuno che potrebbe ricordarsi di lei. Nisiparvuli risponde che è povera e sconosciuta a tutti. Epistimi indaga ulteriormente, chiedendo se tra i poveri ci sia qualcuno che la conosca, ma Nisiparvuli spiega che la bambina viveva reclusa in casa e che sua madre era stata portata nel laboratorio il giorno prima. Aggiunge che un nuovo scienziato, ignaro della regola che vieta di portare minori di 18 anni, l'aveva trovata in casa, debole e a digiuno da un giorno. Epistimi, senza esitazione, ordina di condurre esperimenti sulla bambina fino alla morte. Nisiparvuli ricorda che è illegale eseguire esperimenti sui bambini e che, se scoperti, il capo villaggio li condannerebbe a morte. Epistimi ribatte che, se la bambina venisse lasciata libera e rivelasse tutto al capo villaggio, sarebbero comunque condannati. Sottolinea, inoltre, che non saranno scoperti, procedendo con gli esperimenti. Nisiparvuli obietta che l'assenza della bambina sarà notata a scuola, ma Epistimi rassicura che la preside, sua moglie, farà cancellare il nome dal registro. Aggiunge che sua moglie gli aveva confidato che la bambina era sempre sola in classe e che, un giorno in cui era stata assente, quando sua moglie aveva chiesto della bambina, nessuno ricordava nemmeno il suo nome. Infine, ordina di eseguire un esperimento in cui può essere utile il fatto che la bambina sia ancora in fase di sviluppo, e di ucciderla qualora non si trovassero esperimenti da fare con lei.

Nisiparvuli andando dalla bambina le propone di seguirlo, passeggiando insieme lungo il corridoio. La bambina, manifestando il timore di trovarsi in mezzo a molte persone, si stringe al suo braccio. Lui, con voce rassicurante, le spiega di non temere, poiché poche o molte che fossero, le persone restavano tali e non le avrebbero fatto del male. Nel frattempo, Nisiparvuli osservava le stanze intorno a loro, valutando quali esperimenti potessero risultare meno dolorosi. La bambina con curiosità chiede dove stanno andando. Lui, con un sorriso enigmatico, risponde che si tratta di una sorpresa. Giungono infine in una stanza, dove Nisiparvuli le indica un curioso strumento, descrivendolo come una sorta di giostra su cui si sarebbe potuta divertire. La bambina, entusiasta, gli confessa quanto ama le giostre, ma subito dopo aggiunge che avrebbe voluto mangiare una pizza per festeggiare la giornata nel laboratorio. Ammettendo di avere fame, chiede se potesse offrirgliela, sottolineando che lui ha i soldi. Con gentilezza, Nisiparvuli acconsente, ricordando un esperimento che prevede l'uso di una sostanza insapore che, una volta ingerita, si attacca alla gola senza che la vittima se ne accorga, se non per una strana sensazione interna. Ordinando la pizza, chiede alla bambina quale gusto preferisse, ma lei risponse che qualsiasi sarebbe andato bene. Decide così di ordinarle una pizza speciale, una patatosa con Nutella, per concederle un ultimo piacere prima della fine, e poi la conduce nella stanza dell'esperimento. Quando la pizza arriva, Nisiparvuli la paga e, prendendo una bottiglietta verde in mano, su cui è disegnato un teschio, si prepara ad aggiungere la sostanza. Tuttavia, esitando e sudando, cambia idea all'ultimo momento, mettendo al posto della sostanza della bottiglietta verde, un'altra, contenuta in una bottiglietta blu con il simbolo di un clown. Questa sostanza, dopo un breve istante, si dissolve, venendo assorbita dalla pizza.

Nisiparvuli offre una pizza alla bambina, ma prima la blocca nella sedia, assicurandole le gambe con dei ferri. Quando la bambina, perplessa, gli chiede il motivo di quei ferri, Nisiparvuli risponde che è una condizione necessaria per poter mangiare la pizza e che, appena avrà finito, la libererà. La bambina, curiosa, domanda se c'è una ragione specifica per questo strano gesto, e lui le spiega che è un esperimento per verificare se, nonostante i ferri, riuscirà comunque a gustare la pizza o se si sentirà a disagio. Accettando la situazione, la bambina inizia a mangiare. Tuttavia, dopo il primo morso, comincia a lamentarsi: con occhi pesanti e un respiro affannoso, dice di non sentirsi bene, e di sentire qualcosa di piccolo all'interno della gola. Sbadigliando, confessa anche di sentire un'improvvisa sonnolenza. Nisiparvuli, fingendo sorpresa, le chiede come sia possibile e se desidera un bicchiere d'acqua per alleviare il disagio. Lei accetta e, dopo aver bevuto, afferma di sentirsi meglio, e di non capire come possa aver avuto quel problema, anche se specifica di avvertire ancora una sensazione fastidiosa in gola. Nisiparvuli la rassicura, dicendo che potrebbe essere solo una sua impressione e che probabilmente scomparirà con il tempo. La bambina lo ringrazia timidamente per l'acqua e per la pizza, e continua a mangiare un altro pezzo. Tuttavia, il problema si ripresenta: la difficoltà respiratoria ritorna, così come la sensazione di avere qualcosa in gola che risulta aumentata, accompagnata da una crescente stanchezza. Nisiparvuli le porta nuovamente dell'acqua, e lei, dopo aver bevuto, confessa di sentire adesso due piccole cose che le toccano la gola, e si chiede se possa essere colpa della pizza, tossendo preoccupata. Nisiparvuli nega questa possibilità, sostenendo che l'unica cosa da cui potrebbe doversi riprendere a causa della pizza è il delizioso sapore di essa.

A questo punto, la bambina scoppia in lacrime, confessando di avere paura e chiedendosi angosciata cosa accadrebbe se quelle cose fastidiose in gola dovessero rimanere per sempre. Nisiparvuli porta indietro la sedia della bambina e, posizionandosi davanti alla bambina, le chiede se si fida di lui. Lei annuisce, e lui le assicura che non ha nulla in gola, spiegandole che i suoi problemi respiratori non sono legati alla pizza, ma a una semplice coincidenza, chiedendole se va bene. La bambina, tra le lacrime, insiste che prima di mangiare la pizza stava bene e che ora sente davvero due cosi bloccati in gola. Nisiparvuli le risponde che la pizza non può aver causato ciò, suggerendo che potrebbe trattarsi di qualcos'altro, e le promette che chiamerà il dottore. Le assicura inoltre che non c'è nulla in gola, spiegandole che altrimenti si vedrebbero dei rigonfiamenti, e aggiunge che potrebbe trattarsi di una sensazione passeggera legata ai problemi che sta affrontando, chiedendole nuovamente se va bene. La bambina, singhiozzando, annuisce e lui la riporta vicino al tavolo. Al terzo boccone, la bambina, con il respiro nuovamente affannoso, dice di respirare male di nuovo. Lui le porge dell'acqua, ma questa volta lei rifiuta di bere e, appena si riprende, afferma di sentire la gola riempirsi di qualcosa, ipotizzando che si tratti di piccoli insetti. Lui cerca di tranquillizzarla, dicendole di non preoccuparsi e di continuare a mangiare, ma la bambina rifiuta, convinta che sia la pizza la causa del suo malessere, e chiede di essere liberata perché ha sonno e vuole andare a dormire. Senza esitazione, lo scienziato la costringe a mangiare ancora, fermandosi ogni volta per permetterle di riprendere il respiro, fino a quando, al quinto boccone, la bambina chiude gli occhi e smette di muoversi. Lo scienziato le dice che gli dispiace, ma che doveva ucciderla. Quando i colleghi passano e vedono la scena, gli fanno i complimenti, congratulandosi per il suo ottimo lavoro, mentre si preparano a portare il corpo nel seminterrato. Nisiparvuli afferma di voler occuparsi personalmente del corpo, e gli altri acconsentono, lasciando stare il corpo della bambina.

Nisiparvuli la sistema in un sacco, lasciandolo leggermente aperto per permettere l'ingresso di aria, e si precipita verso l'auto. Qui esce la bambina dal sacco vedendo che ella comincia a muoversi immersa nei suoi sogni. Lo scienziato spiega di aver fortunatamente creato un liquido che imitava quello letale e si dispiace per la sensazione di soffocamento che la bambina ha provato. Tuttavia, chiarisce che si trattava solo di un effetto indotto dal liquido, e che in realtà l'aria le giungeva normalmente. Ammette però che il solo pensiero di non riuscire a respirare avrebbe potuto causarle ansia e realmente toglierle il respiro, e si scusa con la bambina per questo. Aggiunge che anche le cose in gola erano un'illusione, al contrario di quelle causate dal liquido verde, e che erano solo un inganno ai recettori sensoriali, destinato a svanire in pochi minuti. Conclude dicendo che, una volta sveglia, la bambina non avrà più quei recettori ingannati e sarà al sicuro a casa sua.

Il giorno seguente, Mariana e i suoi amici ripercorrono il sentiero lungo la riva del fiume, tornando al villaggio dei Makriàmite. Qui si imbattono in un gran numero di cavalieri che pattugliano il villaggio e, per evitare di essere scoperti, si nascondono. Tuttavia, vengono notati dal Makriàmite che gli aveva fatto da guida nel villaggio il primo giorno. Egli rivela che i cavalieri li stanno cercando ovunque, accompagnati da un teen eroe. Mariana racconta quanto accaduto, incluso ciò che hanno scoperto nel laboratorio, e implora il Makriàmite di aiutarli a sfuggire alla cattura, in modo da poter trovare le prove necessarie per porre fine a tutto ciò che accade al laboratorio. Il Makriàmite, pur affermando di non essere completamente contrario alle azioni contro i poveri, si propone di aiutarli e offre loro rifugio nella sua dimora. Spiega che fra qualche decina di minuti ci saranno meno cavalieri, poiché ci sarà la prima pausa, rendendo più facile fare irruzione nel laboratorio. Mariana lo ringrazia e si dirige con gli altri verso la sua capanna.

Mentre attendono la pausa dei cavalieri, iniziano a consumare un po' della loro frutta. Il Makriàmite, incuriosito, chiede da quanto tempo i crimini avvengano all'interno del laboratorio di ricerca. Mariana ammette di non saperlo con certezza, ma ipotizza che sia da molto tempo, basandosi sull'album fotografico del sotterraneo, contenente numerose immagini di persone decedute. Eleftero sottolinea la necessità di elaborare un piano per entrare nel laboratorio, avvertendo che, se scoperti, questa volta potrebbero finire in prigione. I ragazzi iniziano a riflettere, ed Eleftero si chiede come possano somigliare ai Makriàmiti. Sibilla risponde che non possono, ma suggerisce di coprirsi il volto. Mariana aggiunge che avrebbero bisogno anche di una tessera identificativa. A questo punto, il Makriàmite offre loro delle tessere identificative vuote, in cui ognuno scrive un nome inventato, suggerendo che potrebbero utilizzarle. Eleftero decide di ripetere il piano precedente, questa volta facendo uso delle tessere identificative, indossando un giubbotto, una sciarpa e degli occhiali per celare il volto. Introvertefila domanda come possano procurarsi il necessario se sono ricercati. Il Makriàmite si offre di acquistare gli oggetti per loro, a condizione che abbiano i lumdollari necessari. I ragazzi gli consegnano il denaro e il Makriàmite provvede a comprare tutto ciò di cui hanno bisogno.

Nel frattempo, inizia la pausa per i cavalieri, e al ritorno del Makriàmite, i ragazzi tornano al laboratorio con la bambina. Indossano nuovamente le divise da scienziati, recuperate grazie a uno scienziato dominato dai fili. Eleftero avverte tutti che, questa volta, devono restare uniti e che, dopo aver registrato i crimini, dovranno fuggire. Introvertefila domanda come spiegheranno agli scienziati la pesantezza dei loro indumenti, ma Eleftero risponde che basterà dire che servono per proteggersi durante un esperimento che intendono provare su una cavia. Tuttavia, una volta entrati, le cose non vanno come previsto. Uno degli scienziati, notando che hanno il volto coperto, chiede loro una spiegazione. Eleftero fornisce la motivazione concordata in precedenza, ma lo scienziato insiste, chiedendo di vedere i loro volti prima che possano andare al loro laboratorio per procedere con l'esperimento. Di fronte all'esitazione dei ragazzi, gli scienziati si radunano intorno a loro per vedere chi si cela dietro quegli strani scienziati. I ragazzi e la bambina, allora, si svelano, e gli scienziati tentano di catturarli mentre uno di loro chiama i cavalieri, che iniziano a convergere verso il laboratorio. I Sýrmata Pupa e Anney, difendono se stessi e i loro amici, colpendo scienziati e cavalieri con i loro fili pieni di energia. Improvvisamente, una bambina usa un idrante contro gli scienziati e i cavalieri, permettendo loro di fuggire. Ella avverte anche i poveri nelle vicinanze di scappare, spiegando che stanno venendo ingannati e che gli esperimenti sono mortali; così, questi fuggono con i finti scienziati.

Una volta fuori, Mariana ringrazia la bambina che li ha aiutati e le chiede se lei è stata sottoposta a un esperimento non mortale riuscendo poi a fuggire dallo scienziato che l'ha usata. Ella racconta di essere stata condotta al laboratorio da uno scienziato, il quale poco dopo ha avuto una discussione con un collega, poiché la sua presenza in quel luogo non era permessa. Il secondo scienziato, prendendola per mano, l’ha condotta vicino alla porta del proprio laboratorio, spiegandole che doveva restare lì e che, al suo ritorno, le avrebbe detto cosa fare. Mentre attendeva, ha visto in lontananza lo scienziato conversare con un altro e, afferma che non riusciva a comprendere lo strano comportamento degli scienziati incontrati, sentendosi al contempo spaventata dalla folla di persone che passavano nel corridoio. Successivamente, afferma di aver subito un esperimento strano, al termine del quale si è addormentata, per poi risvegliarsi nella casa dello scienziato. Spiega che quest'ultimo le ha rivelato che avrebbe dovuto ucciderla per evitare che gli esperimenti sui poveri venissero scoperti, ma aveva scelto di non farlo. Fingendo di eliminarla, attraverso l'aggiunta di un liquido sulla sua pizza, capace di ingannare i recettori della gola e impedire la percezione dell'aria, pur non intaccandole la respirazione. Tuttavia, le aveva spiegato che avrebbe dovuto nascondersi nella sua capanna per qualche anno, in modo da essere dimenticata dagli altri scienziati, poiché, se l'avessero trovata, si sarebbero liberati sia di lei che di lui. Infine, le aveva promesso che l'avrebbe fatta vivere agiatamente fino al momento in cui se ne sarebbe andata. Afferma con fermezza che non intendeva rimanere prigioniera nella capanna, né desiderava che altri subissero le stesse atrocità che lei aveva vissuto. Spiegando che, decisa a porre fine agli orrori, si è intrufolata di nascosto nel laboratorio e, con il telefono sottratto allo scienziato, ha documentato i crudeli esperimenti fatti ai poveri, scattando foto e registrando video. Mariana chiede alla bambina il suo nome, e lei risponde di chiamarsi Servata Esforte. Mariana le dice che, ora che hanno le prove, possono denunciare gli scienziati agli eroi e le chiede di accompagnarla.

Servata annuisce e Mariana si allontana dal laboratorio, seguita dagli altri, fino a posizionarsi in bella vista e chiamare urlando il teen translenergico. In breve tempo, vengono circondati dai cavalieri, e il teen translenergico arriva, chiedendo a Mariana se è lì per costituirsi, mentre le prende le mani per ammanettarla. Lei, però, spostando le mani, risponde di no. I cavalieri iniziano a trattenere i ragazzi, dicendo al teen di volerlo aiutare. Il teen li ringrazia, e Mariana dichiara di avere le prove della sua innocenza, chiedendo a Servata di mostrare i video. La bambina mostra le foto e i video al teen translenergico, spiegando di aver subito personalmente un esperimento. Il teen la rimprovera per aver rubato il telefono per portare quelle prove e poi chiede a Mariana cosa c’entrino le foto e i video di alcuni crimini con il fatto che lei e i suoi amici utilizzino illegalmente i loro fili. Mariana risponde che lo scienziato li ha accusati perché avevano scoperto i crimini del laboratorio, proprio come lei gli aveva raccontato. A quel punto, il teen ordina ai cavalieri di lasciare i ragazzi e si dirige verso il capo villaggio, seguito dai ragazzi e dalle due bambine.

Giungono dal capo villaggio, dove si trova anche Epistimi impegnato in un dialogo con lui. Il teen racconta tutto al capo, sottolineando di aver ricevuto le prove da una bambina, Servata, che si trova alle sue spalle. Servata si stringe al teen nascondendosi imbarazzata dietro di lui e conferma le sue parole. Il capo villaggio, fingendo stupore, condanna al carcere a vita tutti gli scienziati del laboratorio di ricerca. Epistimi, udendo la condanna, si rivolge al teen, dicendo che deve confessargli qualcosa. Mentre si accinge a rivelare l’identità del mandante di tutte le loro azioni, il capo ordina a un cavaliere di ucciderlo. Il cavaliere trafigge lo scienziato con la spada, e il teen chiede spiegazioni. Il capo villaggio risponde che Epistimi era il capo di tutti gli scienziati e, in quanto tale, responsabile principale delle loro azioni, meritando quindi la pena più severa. Poi il capo, indicandola, si rivolge a Servata, invitandola ad avvicinarsi. Ella obbedisce, e lui, fingendo tristezza per le disgrazie occorse a lei e ad altri, le promette di trovarle una famiglia ricca disposta ad adottarla. Specifica che nel frattempo, le assicurerà la migliore capanna e il miglior cibo, sottolineando la sua compassione verso i poveri e i più vulnerabili, e garantendo che non permetterà mai più che qualcuno possa far loro del male. Il capo ribadisce l'ordine di arrestare tutti gli scienziati del laboratorio di ricerca, e i cavalieri si allontanano, seguiti dal teen translenergico. Gli scienziati vengono catturati e, vedendo il Vacuoaërocubus, il teen chiede di cosa si tratti. Due scienziati, con le mani legate e tenuti da dei cavalieri, spiegano che è un progetto del capo del laboratorio: un cubo di aria magica, privo di ossigeno all'interno, che causa la morte di chiunque vi entri. Il teen chiede come distruggere il cubo, ma gli scienziati ammettono di non saperlo. Tuttavia, suggeriscono che esaminando i documenti del capo del laboratorio potrebbero scoprire il processo di creazione del cubo, per poi riportarlo allo stato d'aria. In questo modo, aprendo il tetto del laboratorio, l'aria magica a contatto con il sole si trasformerebbe in aria normale. Il teen, allora, propone ai cavalieri di liberarli per due giorni, promettendo di imprigionarli lui stesso una volta terminato il compito. I cavalieri acconsentono. Eleftero si avvicina al teen e, porgendogli la mano, gli chiede se tra loro non ci sia alcun rancore. Sebbene provi ancora un po' di risentimento, il teen accetta la stretta di mano. Nel frattempo, il capo villaggio prende la lista dei capi del laboratorio di ricerca, che contiene solo il nome di Epistimi, e lo cancella con una penna rossa.

BONUS DELL'EPISODIO
Informazione #3
Le tribù dei Makriàmiti e dei Tamatiastokefalí sono sempre state rivali a causa di vecchi dissapori tra i rispettivi capi villaggio. Tuttavia, la morte del fratello del capo villaggio dei Makriàmiti fu dovuta a un tragico incidente durante un tentativo di riappacificazione. Il fratello del capo dei Makriàmiti ingerì una bacca velenosa che lo trasformò in una bolla, facendolo infine esplodere.
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